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I dolori di Mazzarri e quella firma che non arriva: due posizioni che stridono

E’ sempre stata una prerogativa dell’Inter nei suoi anni più difficili, quella di cominciare la stagione confermando un tecnico del quale la dirigenza e la presidenza non erano del tutto convinti; la volontà è quella di non ripetere anche in questa circostanza lo stesso errore.

Intendiamoci, il valore assoluto di Walter Mazzarri non si discute e sarebbe stupido farlo, cerchiamo allora di sviscerare quelli che rappresentano elementi di potenziale frizione tra il club ed il suo attuale tecnico. Il nodo sembra essere quello legato ad un rinnovo di contratto che fa discutere, inizialmente atteso da Mazzarri ma ora posticipato in attesa di comprendere i programmi futuri.

La delusione del tecnico di San Vincenzo manifestata nel postpartita del match contro la Lazio, è un po’ il riassunto e la dimostrazione di una situazione certamente da appianare.
I fischi del pubblico al momento della scelta di non far partire Zanetti titolare nella sua ultima apparizione a San Siro, le richieste piuttosto esplicite di cambio modulo da parte del Presidente e degli addetti ai lavori, tutti segnali che infastidiscono l’orgoglio di un uomo ben conscio del proprio valore a livello professionale e che non manca di sbandierare quanto di buono ottenuto in carriera ogni volta che viene messo in discussione.

Sacrosanto, beninteso, anche se una maggiore elasticità in questo senso rappresenta un compromesso che potrebbe favorire un rapporto a lunga scadenza. Il punto di vista dell’Inter è che il tecnico, sebbene tra mille difficoltà, abbia comunque raggiunto il minimo sindacale con la rosa messa a disposizione e con l’importante sacrificio per l’acquisto di Hernanes. Una qualificazione in Europa League che soddisfa ma non entusiasma, e che al momento non vale l’amore incondizionato di un popolo esigente e non ancora conquistato.

Dal canto suo, Mazzarri pretende maggiore voce in capitolo in chiave mercato e vorrebbe maggiore fiducia nel momento di prendere decisioni anche drastiche come quella, poi sfumata, di cedere Guarin alla Juventus a gennaio. L’esplosione di Kovacic, col senno di poi, avrebbe giustificato anche la rinuncia al colombiano relegato in panchina dall’errore di Livorno in poi.

Fonte: tuttomercatoweb.com

1 commenti:

Ma che senso ha quindi cercare un allenatore se poi la squadra che va in campo la fa e la manovra il presidente? L'allenatore DEVE avere voce in capitolo e DEVE poter essere messo SEMPRE nelle condizioni di allenare i suoi giocatori secondo le sue idee di gioco. Poi, è giusto e sacrosanto criticarlo se le cose non vanno per il giusto verso, ma allora o si cambia allenatore ad ogni inizio di stagione o lo si fa continuare a portare avanti il proprio progetto.

19 maggio 2014 alle ore 21:01 comment-delete

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